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Sono mesi, ormai, che milioni di musulmani provenienti da tutto il mondo utilizzano ogni tipo di social per ribadire la distanza abissale che li separa dai miliziani dell’Isis. Dopo gli ultimi avvenimenti poi, in particolare l’assalto alla redazione francese Charlie Hebdo, il fenomeno è cresciuto a dismisura.

Una delle conseguenze principali di questi risvolti, è stata la ripresa attiva della campagna fotografica Not In My Name, letteralmente “non nel mio nome”. E, s’intende, non in quello dell’Islam. Perché, per quanto possa sembrare scontato, sono moltissimi gli individui convinti della presenza di una sorta di violenza di fondo nei precetti islamici. Così come, altrettanto numerose, sono le persone che reputano incolmabile la distanza mentale e spirituale che separa l’Europa dal Medio Oriente.

Musulmani bruciano le bandiere dell'Isis durante una manifestazione a Milano
Musulmani bruciano le bandiere dell’Isis durante una manifestazione a Milano

Così continuano ad essere utilizzati termini ed idee che non hanno nulla a che vedere con la fede in questione e che continuano, a loro volta, ad alimentare i pregiudizi. Chi fa le spese di questo imperialismo ideologico sono, soprattutto, i musulmani presenti nelle comunità occidentali. Ed è proprio per sostenere la loro lotta al preconcetto che Blog di Cultura vi propone una galleria di immagini appartenenti proprio all’iniziativa sopra citata.

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Il tratto che accomuna le immagini è certamente la voglia, implicitamente presente in quelle quattro semplici parole scritte su un foglietto o sul palmo di una mano, di svincolarsi da giudizi degradanti, basati su avvenimenti più o meno recenti, totalmente staccati da ciò che la religione è; o meglio, da come la religione andrebbe intesa.

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