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Nelle ultime settimane la corsa agli Oscar 2015 secondo gli esperti si riduceva a un testa a testa tra Boyhood e Birdman. A sorpresa (ma nemmeno tanto), trionfa nella notte delle stelle proprio la black comedy di Alejandro González Iñárritu. Battuti dunque i pronostici che da mesi consideravano come favorita l’originale pellicola di Richard Linklater.

Quella di Iñárritu è una commedia graffiante e densa di emotività che tra finti piani sequenza, jump-cut e time lapse, inquadra con occhio sprezzante e divertito debolezze e tormenti della Hollywood moderna. Riggan Thompson (Michael Keaton) è una star di Hollywood che ha raggiunto l’apice della popolarità con il ruolo di Birdman, supereroe alato e mascherato. Dopo vent’anni la celebrità non gli basta più. Vuole dimostrare al mondo il proprio talento mettendo in scena a Broadway un suo adattamento (scritto, diretto e interpretato) dell’opera di Raymond Carver “Di cosa parliamo quando parliamo d’amore”. Ma, mentre la prima si avvicina, l’ossessione di Riggan verso la fama prende una piega inaspettata (nel cast ci sono Emma Thompson, Edward Norton, Zach Galifianakis, Andrea Riseborough, Naomi Watts).

Presentato all’ultima Mostra del Cinema di Venezia, Birdman (o l’imprevedibile virtù dell’ignoranza) ha dominato in gran parte degli eventi chiave di questa Awards Season, dove ha vinto tre Golden Globes (sceneggiatura, film commedia e migliore attore comedy) e il Sag Award come Best Ensemble Cast, l’equivalente di miglior film dell’anno. La snobbatura ai BAFTA non ha impedito alla pellicola del regista messicano di sbaragliare la concorrenza collezionando vittorie significative ai Directors Guild of America (DGA) e soprattutto ai Producers Guild of America (PGA), considerato il miglior indicatore per gli Oscar: negli ultimi sette anni il film che aveva ricevuto questo premio ha poi trionfato agli Oscar. E Birdman ne è l’ulteriore conferma.

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