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Manca esattamente un mese alla cerimonia di premiazione degli Oscar 2015: il 22 febbraio saranno assegnati, al Dolby Theatre di Hollywood, i premi cinematografici più importanti al mondo.
Da oggi, fino alla data della cerimonia, noi di Blog di Cultura proporremmo tutti i titoli da vedere – o rivedere – per non arrivare impreparati all’appuntamento.
Partiamo subito con un pezzo da 90 di questa edizione, Boyhood. Scritto e diretto da Richard Linklater, Boyhood si presenta con ben 6 nomination: Miglior film, Miglior attore non protagonista, Miglior attrice non protagonista, Miglior regia, Miglior montaggio, Miglior sceneggiatura originale. Si riconferma, dunque, protagonista, dopo i tre Golden Globe strappati alla concorrenza.
Abbiamo deciso di partire da questo film basandoci sul fatto che, visto il suo enorme bottino in termine di premi, la Universal Pictures Italia abbia deciso di riproporlo nelle sale, proprio a partire da oggi.

Quindi, se ciò non vi basta per correre subito al cinema, noleggiarlo in streaming,ecc, continuate la lettura per sapere “cosa c’è da sapere su Boyhood“.

12 anni

Boyhood

Potrebbe facilmente intitolarsi così – se Boyhood fosse un libro – il capitolo iniziale. La vita di questo film, infatti, è iniziata nel 2002, quando è partito il primo Ciak. Da quel giorno, per altri 39 giorni effettivi, spalmati, appunto, in 12 anni, Boyhood continuava a crescere e, con esso, gli interpreti.
Non ci sono effetti speciali, estirpata ogni forma di bugia (per quanto possibile dal Cinema), nessun utilizzo massiccio del make-up in stile Barlon Brando ne Il padrino, semplicemente, ciò che vediamo sullo schermo, è il naturale corso della vita.
Assistiamo alla naturale crescita Mason, al naturale invecchiamento di Ethan Hawke e Patricia Arquette. Assieme a tutti questi elementi che, di sicuro, hanno alimentato la creatività, non sono mancate anche le “fisiologiche” difficoltà che una produzione così duratura ha incontrato. Ad esempio, il film non prevedeva una sceneggiatura fissa, bensì variava con il susseguirsi delle esigenze e, per questo, necessitava di una struttura flessibile, da scrivere volta per volta. Inoltre, Linklater ha scelto, per girare nel 2002, il formato 35 mm che, nel corso di un decennio, è diventato obsoleto e impopolare.

La crescita in 165 minuti

Boyhood 2

In 165 minuti riusciamo a vedere tutta la crescita, fino alla piena maturazione, di Mason. Vediamo le difficoltà che è costretto ad affrontare in ogni diversa età. Il tutto ci è presentato con la forza della reale crescita di cui parlavamo, pertanto gli eventi vengono presentati con la stessa veridicità della vita. Questo capolavoro ci restituisce, in termini di verità e immedesimazione, un coinvolgimento senza pari nella storia del cinema.
Famiglie disgregate, divorzi, violenze fisiche, i primi amori, la scoperta del sesso, la determinazione, sono tutte caratteristiche che in questo film si elevano a protagoniste, proprio come la realtà ce li presenta: è la quotidianità della nostra esistenza a forgiare il nostro carattere, la nostra crescita. Richard Linklater, a differenza di quanto affermava Hitchcock, ci mostra la vita reintegrando le parti “noiose”: brandelli di sfumature che in 165 minuti formano non solo un film, ma anche la vita.

Da Berlino al Dolby Theatre

Boyhood

In Europa ce l’ha presentato il festival di Berlino, da quel festival uscì vincitore “solo” dell’Orso d’Argento, con molti, tra critici e giornalisti, che ne rimarcavano le qualità, anche a fronte di un programma considerato deludente. Da quella edizione vinse la Cina, con Bai rin Yan Huo, ma, Boyhood è riuscito ad ottenere la sua rivincita, dimostrando, come si suol dire, di aver perso solamente la battaglia.
La guerra, infatti l’ha già vinta: precisamente il 15 gennaio, giorno in cui Boyhood ha ottenuto 6 nomination agli Oscar 2015.
È stata la vittoria di una piccola produzione indipendente che ha sfidato i Golia di turno. Poco importa se vincerà o meno, la storia del cinema lo ha già accolto a braccia aperte!

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