Sono state parole forti quelle usate da Laura Pausini lo scorso 2 luglio, in uno stato Facebook dove la cantante rendeva nota ai fan una spiacevole lite con la vicina di ombrellone, nel corso di una tranquilla mattinata al mare con la propria famiglia:
“Oggi ho dato lo smalto a mia nipote per giocare e poi a me e mia sorella… Una signora schifata dal mio comportamento ha detto ad alta voce: la Pausini si dà lo smalto in spiaggia che cafona!! Con tutte le estetiste che avrà!! Signora io non ho nessuna estetista privata. Lei è una gran cafona! Anzi una patacca!”
Subito la notizia ha fatto il giro del web ed è arrivata sino alle pagine di quotidiani nazionali come Il Giornale, Il Messaggero, La Repubblica.
Ieri la signora in questione ha risposto pubblicamente alla Pausini tramite una lettera alla redazione di Repubblica:
“Gentile redazione di Repubblica, avevo pensato di non rispondere ai primi articoli che riportavano una sciocca vicenda balneare, ora vedo che ve ne siete interessati anche voi e mi urge di rispondere alla “signora Pausini”.
Sono io la “signora” che ha apostrofato la “signora” Laura Pausini sulla spiaggia di Riccione. Sono una “signora” normale come tante altre, piccola imprenditrice che lotta ogni giorno per resistere alla crisi e che conosce le fatiche del lavoro. Ho commentato il comportamento a voce alta il comportamento della “signora” senza nessun riferimento al gioco innocente dello smalto con la bambina.
Se le ho dato della cafona è per aver fatto smobilitare otto ombrelloni intorno al suo, per aver allontanato in malo modo i fan, per aver fatto correre i ragazzi del bagno per ogni più sciocca richiesta (il lettino da spostare di dieci centimetri, il bicchiere di vetro per bere, le sigarette da portare sul bagnasciuga) sempre con aria di teatrale supponenza, sbuffando e urlando come una persona a cui tutto è dovuto.
Io sono una donna normale, abituata a risolvere da sola le piccole incombenze della vita, a lavare, stirare, cucinare magari ascoltando anche i dischi di Laura Pausini. Sarà stato forse per questo che la mia delusione è stata grande e alla fine un commento ad alta voce mi è scappato.
Si è vero sono stata un poco cafona anche io. Ma forse è il momento che qualcuno riporti con i piedi per terra i signori e le signore che pensano di poter avere tutto e che tutto sia dovuto.”
E così il caso si chiude per quello che era, un banale botta e risposta.
L’unica triste riflessione che suscita è come una comunissima lite in spiaggia possa diventare un caso mediatico: il gossip è divertente ed è sano nella misura in cui non si sostituisca all’informazione.
Ma diviene patologico quando si traduce in curiosità morbosa, con il rischio che questa mania di spiare sempre dal buco della serratura le vite degli altri ci faccia sfuggire ciò che avviene alla finestra, cancellando il confine, già di per sè labile nella nostra società, tra ciò che è importante e ciò che non lo è, tra il futile e l’essenziale.