CONDIVIDI
Credits: anygator.com

Colpita da un esaurimento nervoso alla morte del padre, durante il naufragio del Titanic, poi scossa dalla morta della sorella Benita e definitivamente traumatizzata dal suicidio della figlia quarantaduenne; è l’estrema tristezza che pervade la vita di Peggy Guggenheim ad impressionare Lisa Immordino Vreeland. A quattro anni di distanza dal suo esordio, dove ha raccontato l’anima e il tempo di Diana Vreeland, imperatrice della moda e nonna di suo marito, la registra dedica alla donna che forse ha meglio sintetizzato le ansie e i turbamenti di un’epoca il film “Peggy Guggenheim: Art Addict“, distribuito da Feltrinelli Real Cinema e Wanted che arriverà per la prima volta sul grande schermo delle sale The Space Cinema lunedì 14 marzo.

Il docu-film, realizzato grazie alle registrazioni di un’intervista rilasciata poco prima della morte, è l’evento che precede la mostra esposta a Firenze, presso Palazzo Strozzi, dal 19 marzo intitolata: “Da Kandinsky a Pollock. La grande arte dei Guggenheim“. Questa non sarà solo una sfilata di capolavori, ma nelle mani di un curatore attento come Luca Massimo Barbero diventa la messa in scena dell’origine di quel legame tra collezione, museo e comunicazione che governa ancora oggi il mondo dell’arte.

Quella di Peggy Guggenheim è una vita ai margini tra arte, amore e tormenti. Personaggio scandaloso e anticonformista, nel 1946 scrive “Una vita per l’arte“, l’autobiografia integrata una decina di anni dopo con tutti i nomi dei suoi amanti. Nata a New York nel 1898 da due rampolli delle più ricche famiglie industriali americane, a soli diciotto anni diventa una giovane ereditiera. Collezionista intuitiva e provocatrice, Peggy fu una mecenate illuminata capace di influenzare in maniera radicale il corso dell’arte del primo Novecento. Insieme ad uno squattrinato e talentuoso pittore dadaista, Laurence Vail, che diventa il suo primo marito, Peggy vola nella Parigi bohemien dei ruggenti anni ’20 dove stringe amicizia con i più illustri esponenti dell’avanguardia europea e grazie a Marcel Duchamp scopre la sua passione per l’arte.

“A quei tempi io non sapevo veramente nulla di arte moderna, ignoravo persino la differenza tra arte astratta e arte surrealista. Non avrei potuto realizzare tutto questo senza di lui”

Credits: irishexaminer.com
Credits: irishexaminer.com

Nel 1938, assieme a Jean Cocteau, Peggy apre a Londra la sua prima galleria “la Guggenheim Jeune“, ma il suo vero sogno è quello che riuscirà a realizzare poco tempo dopo a Venezia. Mentre i tedeschi occupano la Francia la gallerista, al ritmo di un’opera al giorno, continua a collezionare pezzi di Picasso e Dalì, ma presto, americana ed ebrea, sarà costretta a lasciare Parigi e partire per New York. Sposato nel 1941 il pittore surrealista Max Ernst, può finalmente aprire la sua galleria-museo “Art of This Century“, scegliendo spazi espositivi di natura rivoluzionaria.

È nel 1948 che la leggenda di Peggy sbarca in Italia, portando con sé la sua innovativa raccolta di opere cubiste, astratte e surrealiste collezionate per il mondo, ricordate come uno shock per molti, persino per gli artisti e i critici d’arte. L’eccentrica Peggy finisce per comprare Palazzo Venier dei Leoni, a Venezia, che diventerà la sua casa-museo tanto agognata, e dove nel 1979, all’età di 81 anni verranno seppellite le sue ceneri accanto a quelle dei suoi inseparabili cagnolini.

La registra riguardo al personaggio di Peggy: ” Mi piace la sua onestà – il coraggio di essere in grado di parlare di queste cose. Era viva. Guardate gli amanti che aveva. Mi sarebbe piaciuto poter avere quegli amanti.[…] Negli anni ’60 esisteva il sesso sfrenato, l’amore libero. Gli anni venti sono stati così pure. Lei stava provando a cercare un modo. Ha perso il padre in giovane età e forse cercava di sostituire una figura paterna. Forse è stato anche un modo per sentirsi meno insicura. Si sentiva chiaramente insicura.”

La Collezione Peggy Guggenheim di Venezia è uno dei più importanti musei italiani sull’arte europea e americana della prima metà del XX secolo. Scoprendo e lasciando al mondo capolavori senza tempo, Peggy ha conquistato per sempre il suo passaporto per l’eternità.

RISPONDI

Please enter your comment!
Please enter your name here

11 − 6 =