Questa notte ricorre il quarantesimo anniversario dalla scomparsa di Pier Paolo Pasolini. La notte tra il 1° e il 2 novembre del 1975, uno tra i più grandi intellettuali del ‘900 veniva brutalmente ucciso nei pressi dell’Idroscalo di Ostia.
Il tempo, tuttavia, non ha il potere di cancellare l’opera e il pensiero di chi ha lasciato un contributo così grande all’umanità. Pasolini era dotato di una versatilità culturale così grande, da distinguersi in numerosi campi. In questo modo, se a ogni essere umano è concesso scegliere un percorso da intraprendere nella propria vita, Pasolini ha scelto di percorrerne molti, diventando poeta, scrittore, regista, sceneggiatore, drammaturgo e saggista.
Prima di ogni altra cosa, però, Pier Paolo Pasolini era un essere umano, un’anima spezzata e divisa tra comportamenti estremi, tra il sacro e il profano.
Attento osservatore dei cambiamenti della società italiana dal secondo dopoguerra, spesso è stato criticato per i suoi giudizi radicali e critici, soprattutto verso le abitudini borghesi e la nascita della società dei consumi. Tuttavia, la bellezza delle sue opere e la ricchezza delle sue analisi passarono sempre in secondo piano rispetto al suo essere “diverso“, omosessuale e controcorrente.
Di questa diversità noi oggi ne facciamo un dono prezioso, scegliendo le dieci citazioni che meglio possono rappresentare la sua persona.
1) “Io divoro la mia esistenza con un appetito insaziabile. Come finirà tutto ciò? Lo ignoro. […] Sono scandaloso. Lo sono nella misura in cui tendo una corda, anzi un cordone ombelicale, tra il sacro e il profano.“
2) “Il successo non è niente. Il successo è l’altra faccia della persecuzione. E poi il successo è sempre una cosa brutta per un uomo.”
3) “Il coraggio intellettuale della verità e la pratica politica sono due cose inconciliabili in Italia.”
4) “Ma io sono un uomo che preferisce perdere piuttosto che vincere con modi sleali e spietati. Grave colpa da parte mia, lo so! E il bello è che ho la sfacciataggine di difendere tale colpa, di considerarla quasi una virtù…”
5) “Ma naturalmente per capire i cambiamenti della gente, bisogna amarla.”
6) “Tutto si integra nell’eterno ritorno: ciò lo sanno gli umoristi, i santi e gli innocenti.” (25 ottobre 1969)
7) “Oggi la libertà sessuale della maggioranza è in realtà una convenzione, un obbligo, un dovere sociale, un’ansia sociale, una caratteristica irrinunciabile della qualità di vita del consumatore.”
8) “Io so questo: che chi pretende la libertà, poi non sa cosa farsene.” (7 dicembre 1968)
9) “…il fondo del mio insegnamento consisterà nel convincerti a non temere la sacralità e i sentimenti, di cui il laicismo consumistico ha privato gli uomini trasformandoli in bruti e stupidi automi adoratori di feticci.” (Gennariello in Il Mondo, 6 marzo – 5 giugno 1975, ora in Lettere luterane, pp. 15-63.)
10) “La morte non è nel non poter comunicare, ma nel non poter più essere compresi.”