Dopo la crisi per lo spot di Dolce e Gabbana, la popolarità dei brand italiani in Cina sembra continuare il suo calo a causa di gaffe e polemiche.
Questa volta è il turno di Versace che, su una maglietta che riporta una serie di città con rispettiva nazione di appartenenza, inserisce Macao e Hong Kong come stati indipendenti, probabilmente per un puro errore di documentazione.
I due stati infatti, negli anni 90 erano indipendenti, questo potrebbe aver tratto in errore i designer della compagnia che puntavano molto probabilmente a qualcosa di più estetico.
Ed ecco che i media cinesi sono partiti all’attacco.
«Versace sospettata di supportare la secessione di Hong Kong e Macao».
Addirittura l’attrice Yang Mi, una delle testimonial del brand, ha deciso di interrompere la sua collaborazione con Versace.
La compagnia italiana però, è arrivata a distruggere le magliette (380 euro l’una) e non ha esitato a scusarsi disperata nel tentativo di non perdere gli acquirenti cinesi, mercato enorme per la società forte del boom economico di alcune fasce della popolazione.
Parole che fanno un po’ sorridere, soprattutto di fronte a quello che sembra il riciclo di un vecchio design:
«Mi dispiace profondamente per lo sfortunato errore che è stato fatto dalla nostra azienda e che è oggetto di discussione su vari social media – scrive cercando di salvare il salvabile Donatella Versace sul profilo Facebook dell’azienda -. Non ho mai voluto mancare di rispetto alla sovranità nazionale della Cina ed è per questo che voglio chiedere personalmente scusa per tale imprecisione e per ogni problema causato».
Versace mendica perdono, anziché parlare di un semplice errore.
La furia dei media asiatici però non si ferma, soprattutto di fronte alle proteste di Hong Kong che in questo momento sono passate a un livello successivo, veri e propri scontri che il governo cinese ha definito terrorismo.
A quanto pare, in mezzo alle crisi politiche dell’area cinese, andrà a finire anche il bilancio Versace.