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Gli organi riproduttivi digitalizzati che Lars von Trier ha utilizzato per Nymphomaniac hanno fatto notizia e probabilmente faranno anche storia. Perché si è trattato di uno dei primi casi nel cinema non-hard di ricorso ai pixel magici per nascondere le parti intime degli interpreti in questione. Perché i vari Shia La Beouf, Charlotte Gainsbourg o Stacy Martin, sul set dell’ultima opera di von Trier, hanno fatto sesso vero.

Questa no, non è nuova: perchè sufficientemente lunga la lista dei film in cui, per un motivo o per un altro, le scene erotiche sono state eseguite nella maniera più veridica possibile, contravvenendo a quella che davanti la macchina da presa è prassi consolidata e non meno difficile: simulare.

Uno dei casi più celebri, certamente il più recente, riguarda un’altra pellicola del solito Lars von Trier, Anrichrist, in cui Willelm Dafoe e ancora Charlotte Gainsbourg danno vita ad un gioco al massacro corredato da numerose sequenze in cui i due facevano una rabbiosa attività erotica.
Von Trier però era già recidivo, perchè nel ’98, in ‘The idiots‘ metteva dentro addirittura una bella orgia, rigorosamente vera.

I primi però a confessare candidamente di non aver del tutto recitato sono stati Barbara Hershey e David Carradine (la cui tragica e grottesca morte avrà poi a che fare col sesso, ma questa è altra storia), che nel 1973, quando girarono con Scorsese America 1929, Sterminateli senza pietà, consumavano il loro amore sia davanti che lontani dalla macchina da presa.

Rimanendo negli anni ’70, non per niente figli dei ’60, come non citare l’Ultimo Tango a Parigi, la scena del burro e del rapporto anale tra Brando e Maria Schneider. Una sequenza di grande impatto, anche per l’interpretazione dei due. Interpretazione fino ad un certo punto però: la Schneider, a quanto pare, non sapeva nulla di ciò che l’aspettava. E 35 anni dopo, nel 2007, parlerà addirittura di stupro, da cui non era più riuscita a riprendersi del tutto. E pensare che a Bertolucci e Brando la diabolica idea era venuta mentre quest’ultimo stava spalmando del burro su una baguette.

Il decennio però in cui gli esempi di unsimulated sex al cinema si moltiplicano è quello successivo. Aperto da Il postino suona sempre due volte (come dimenticare Jack Nicholson e Jessica Lange?) e proseguito da Il diavolo in corpo di Bellocchio e Orchidea Selvaggia, scritto e diretto da Zalman King, l’autore e sceneggiatore di 9 settimane e ½, ma anche, più avanti, di Perversioni femminili e Lussuria. Protagonisti delle sequenze ‘incriminate’, tra Mickey Rourke (sex-symbol assoluto dell’epoca) e l’allora ventenne modella Carrè Otis scoppiò il vero amore, preludio alle nozze avvenute nel ’92, prima del divorzio nel ’98.

Moralismo a parte, la curiosità che è lecito porsi è: dove termina la realtà e inizia la finzione? Vorrebbero saperlo – o forse no – soprattutto i partner nella vita reale di chi di quelle sequenza ne è assoluto e controverso protagonista.

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