Checco Zalone colpisce ancora confermandosi il Re Mida (osannato e vituperato) del cinema italiano: record assoluto di incassi per il suo nuovo film “Quo vado?” nel primo giorno di uscita nelle sale cinematografiche.
Risultato esaltante e per niente scontato date le attese che si sono riversate sulla nuova prova dell’attore pugliese. Molti i critici pronti a stroncare quello che per loro sarebbe solo un attore comico volgarotto e, soprattutto, politicalmente scorretto. Invece, se ce ne fosse mai stato bisogno, “Quo vado?” conferma Checco Zalone (al secolo Luca Medici) come degnissimo cantore ed interprete della reale società italiana ovvero dei vizi e dei pregi del cosiddetto “italiano medio”.
Questo film, per diversi aspetti esilarante, con inaspettato garbo e rinunciando anche a quella volgarità che più di alcuni hanno rimproverato al nostro, riesce a dipingere un affresco di stringente attualità. “E tu, cosa vuoi fare da grande?” chiede l’insegnante al piccolo Checco. “Io voglio fare… il posto fisso!”.
L’eroe di “Quo vado?” cresce sin da piccolo nel culto del “posto fisso” che da adulto ottiene come impiegato responsabile dell’ufficio Caccia e Pesca della Provincia. Questo impiego gli garantisce in famiglia e nella sua comunità privilegi ed ammirazione, fino al giorno in cui l’idillio viene messo in discussione dai tagli alla spesa pubblica decisi a livello politico nazionale. Da qui una serie di spassose situazioni che porteranno Checco in giro per l’Italia e non solo, nello strenuo tentativo di portare avanti la sua battaglia personale per il mantenimento del suo status di dipendente pubblico. In “Quo vado?” non mancano nemmeno implicazioni sentimentali che porteranno il nostro eroe a maturare una nuova consapevolezza personale e sociale.
Senza dubbio quest’ultima fatica cinematografica che vede Zalone affiancato dal fidato regista Gennaro Nunziante risulta più accurata nella realizzazione e ricca nelle ambientazioni esterne (che raggiungono addirittura il Polo Nord) anche grazie al notevole budget a disposizione della produzione.
Ciò che non è cambiato è l’atteggiamento onesto, disincantato e senza inutili moralismi, con cui Checco Zalone si avvicina alla vita della gente comune. Traspare nel film la comprensione e, verrebbe da dire, la compassione con cui viene rappresentato quell’homo italicus che non sarà forse all’altezza dell’ideale cittadino che qualche intellettuale o politico auspica, ma che è poi nel concreto colui che vive o cerca di sopravvivere alle difficoltà di tutti i giorni.
Un film che diverte (molto) e fa riflettere con leggerezza, senza presunzioni.