Ad oggi, 10 giugno 2014, ricorre il decimo anniversario della morte di una delle menti più brillanti del jazz e della musica in generale. Stiamo parlando del celeberrimo Ray Charles, cantante e pianista afroamericano. Colpito ad appena 8 anni forse da un glaucoma e per il quale rimase totalmente cieco per il resto della sua vita. Tuttavia questa grave menomazione non gli impedì di raggiungere gli apici del blues. Peraltro, sempre a causa della cecità, iniziò a indossare ovunque egli si recasse degli occhiali da sole, che divennero (insieme alle sue particolari movenze ed espressioni facciali) il tratto distintivo dell’artista statunitense.
Nato nel 1930 in una famiglia molto povera appartenente alla comunità nera nel sud segregazionista degli Stati Uniti, Charles crebbe a Greenville frequentando una scuola per bambini ciechi e sordi, luogo in cui si avvicinò per la prima al mondo musicale, iniziando a suonare diversi strumenti. Iniziò a incidere i primi brani una volta trasferitosi a Seattle, di cui il primo a conferirgli notorietà fu Baby, Let Me Hold Your Hand. Tuttavia, il successo vero e proprio lo raggiunse dopo aver firmato per la major Atlantic Records e una volta rilasciato il famoso singolo I Got a Woman, il quale in breve scalò le classifiche di Billboard. A questo fecero seguito altri celebri brani come This Little Girl of Mine, Lonely Avenue e Mary Ann, Drown in My Own Tears.
Invero, la carriera di Ray Charles non fu caratterizzata solo da successi e riconoscimenti, bensì anche da alcuni episodi spiacevoli come la volta in cui venne arrestato per possesso di eroina. Era noto, infatti, che il cantante fosse dipendente da tale sostanza, tant’è che nel film biografico Ray, ad esso dedicato e interpretato dal futuro premio oscar Jamie Foxx, tale drammatico aspetto della sua vita è stato ampiamente messo in risalto. Tra le sue apparizioni si può citare quella del film The Blues Brothers – interpretato dall’omonimo gruppo blues – nel quale interpreta Ray, guarda caso venditore cieco di strumenti musicali e nella cui celebre scena eseguì Shake Your Tailfeather.
Partecipò, inoltre, all’incisione del singolo a scopo benefico We Are The World, scritto da Michael Jackson e Lionel Richie. Peraltro, l’artista jazz sfruttò il suo successo per lottare contro la segregazione razziale negli U.S.A e far emergere altri artisti di colore.
Il 10 giugno del 2004 si spense uno dei più grandi e amati interpreti afroamericani e la cui carriera, seppur macchiata dalla tossicodipendenza, lasciò in tutto il mondo un enorme contributo nel panorama musicale e sociale.