Seconda vincitrice di Bake Off Italia, la ventiduenne Roberta Liso ha fatto breccia nel cuore dei telespettatori con la sua genuina solarità, ma soprattutto ha conquistato il palato dei giudici Ernst Knam e Clelia D’Onofrio dalla prima puntata fino all’ultima prova, con la sua mousse cake cocktail orientale. Un azzardo di sapori che però le è valso la vittoria nella finale del talent dolciario di Real Time – andata in onda lo scorso 21 novembre. Testarda e appassionata, questa ragazza tutto pepe e dolcezza ha sbaragliato una concorrenza agguerrita (la mamma americana Stephanie e il broker romano Federico) grazie ai sapori della sua Puglia ma anche ad una buona dose di creatività, con la quale ha saputo reinventare le ricette della tradizione. «Quando mi hai chiamato stavo giusto pensando ad una torta e prendevo appunti». Roberta non si ferma proprio mai. Neanche per assaporarsi questo doppio traguardo. Sì perché pochi giorni prima che andasse in onda la sua incoronazione televisiva a Miglior pasticcere amatoriale d’Italia, si è laureata in scienze infermieristiche. Ma alle corsie di un ospedale Roberta preferisce un futuro nell’alta pasticceria. Nel frattempo pubblicherà il suo primo libro di ricette: il primo passo di un sogno che la porterà lontano. Noi ce lo auguriamo.
Roberta, innanzitutto complimenti per la vittoria. A due settimane dalla tua incoronazione “televisiva” come stai vivendo questo momento?
È una bella sensazione, me ne sto accorgendo adesso. Io purtroppo ho il difetto di rendermi conto solo dopo dei traguardi che raggiungo, al momento non realizzo cosa mi succede. Ora invece sono felice ed emozionata perché questo è bel punto di partenza che mi spinge a pensare al futuro, a fare progetti. Ho tanta voglia di crescere e di studiare. Poi adesso iniziano anche un po’ a riconoscermi per strada, la gente mi ferma e mi dimostra tanto affetto. Per chi non è abituato è una cosa nuova e molto bella.
Ti hanno già chiesto il primo autografo?
Si ed è stato anche abbastanza divertente. Il primo in assoluto me l’hanno chiesto più di un mese fa quando ancora non era andata in onda la finale di Bake Off. Una sera ero in pizzeria e c’era un ragazzo che mi fissava e si è avvicinato per chiedermi se ero “Roberta di Bake Off”. Fa simpatia ma è anche molto strano vedere che ragazzi giovani, coetanei, abbiano tanto affetto nei miei confronti. Però è una bella sensazione.
Nel tuo percorso a Bake Off ti sei affidata molto alla tradizione culinaria della tua terra eppure hai vinto con un dolce dal gusto esotico. Secondo te hai vinto perché hai rischiato più degli altri o perché eri davvero la più brava?
Nella scelta degli ingredienti sono sempre stata molto coerente con il mio essere – come è giusto che sia – un po’ “campanilista”; mi è piaciuto portare a Bake Off ed esaltare i prodotti tipici della mia terra, dalle mandorle agli agrumi, all’olio di oliva fino alle cime di rapa. Però ho anche saputo mettermi in gioco, perché è vero che amo la tradizione però mi piace sperimentare anche cose nuove e in finale l’ho fatto con un dolce che non avevo mai provato prima. È stato un rischio ma forse i giudici hanno premiato proprio questo. Ho giocato di audacia ma con spontaneità e naturalezza così come mi vengono le idee per i miei dolci. Anche il mio “cavallo di battaglia” è nato così dopo un aperitivo a base di succo d’ananas preso con gli amici. Non mi aspettavo di vincere ma mi ero intestardita a voler partecipare alla finale perché volevo fare quella torta.
In finale con Federico e Stephanie, due avversari duri da battere. Hai detto che non ti aspettavi di vincere, ma c’è stato un momento in cui invece hai pensato che forse potevi farcela?
Come in tanti mi aspettavo fosse Federico a vincere, non ho mai pensato davvero che potessi farcela. Uscito Federico, nella gara a due con Stephanie, ho iniziato a credere di avere un’opportunità ma sapevo che lei nell’ultimo periodo era stata molto apprezzata dai giudici, aggiudicandosi spesso il grembiule blu. Quindi mi sono giocata il tutto e per tutto, mi sono detta: “o la va o la spacca”, arrivata in finale avevo poco da perdere e tutto da guadagnare, e forse anche per questo sono stata premiata.
Dal programma la Roberta che è venuta fuori è una ragazza energica, molto esigente con se stessa ma anche un po’ ansiosa. Sei così anche lontano dalle telecamere o c’è qualcosa di te che non si è vista in tv?
Dal montaggio sono emersi sicuramente dei lati del mio carattere che esistono anche nella vita reale: sono una persona abituata a ottenere le cose lavorando sodo e giocando sempre pulito. Certo, qualcuno ha pensato che fossi una piagnucolona però invece credo si sia visto anche il fatto che sono testarda, caparbia ma anche molto dolce.
E invece un ricordo del dietro le quinte di Bake Off che non abbiamo visto in tv?
Di ricordi me ne porto dietro tantissimi ma quello che più mi è rimasto impresso è l’armonia e l’atmosfera quasi familiare che si è creata con la troupe ma anche con gli altri concorrenti. Sono nati dei bei legami che conserverò anche dopo. Ma ci tengo a dire che il ruolo degli autori è stato fondamentale. Quando i dolci non venivano bene oppure c’era sconforto e nostalgia di casa, loro sono stati i nostri confessori, sono stati bravi a farci sfogare e ci hanno aiutato a superare quella situazione che ti assicuro non è semplice perché non siamo persone abituate a stare davanti alle telecamere.
In un’intervista rilasciata a Il Giornale Digitale, Ernst Knam si è definito “croccante dal cuore morbido”, tu invece come descriveresti i due giudici, Knam e Clelia D’Onofrio
Con Knam ci ho sempre visto una somiglianza con mio padre, perché anche lui come il Maestro è un tipo che al di fuori sembra duro poi invece ha un cuore estremamente dolce. E in fondo sia Knam che Clelia anche nel loro essere severi hanno sempre avuto nei nostri confronti l’atteggiamento che i genitori hanno nei confronti dei figli, anche quando ci riprendevano e ci facevano notare un errore non lo facevano per fare una critica fine a se stessa ma per motivarti a crescere e migliorare. Io l’ho interpretata così, poi magari altri non hanno avuto la stessa sensazione. Sicuramente Clelia D’Onofrio mostra un’immagine più dolce del Maestro, però entrambi sono stati dei bravi giudici, quando ci hanno detto che qualcosa non andava è perché avevano ragione.
E Benedetta Parodi? Dalla Tv è sembrata sempre molto “materna” con te e gli altri concorrenti.
Benedetta è stata molto carina con tutti noi, soprattutto i più giovani, quando passava tra i banconi era sempre pronta con una parola di incoraggiamento e di conforto quando vedeva che eravamo un po’ in difficoltà.
Di recente ti sei anche laureata in scienze infermieristiche. Quindi te lo chiedo, il tuo futuro lo vedi tra le corsie di un ospedale o dietro al bancone di una pasticceria?
Mi sono laureata praticamente in contemporanea alla vittoria “televisiva” di Bake Off. È stato un traguardo importante che mi servirà sempre nella vita, al di là di quello che poi sceglierò, perché l’Università ti da quella maturità necessaria ad approdare nel mondo del lavoro. Quella dell’infermiera è una professione che mi ha scelto, perché sin da piccola ho sempre avuto l’indole a prendermi cura degli altri. E questa probabilmente è la cosa che trovo in comune con la pasticceria. Cucino dolci soprattutto per gli altri perché è bello quello che ti ritorna in dietro, anche se solo un semplice grazie. Però non nego che il mio futuro lo vedo dietro il bancone di una pasticceria. Ho questa passione molto forte e di fronte a me una strada aperta che mi piacerebbe percorrere per crescere e migliorare. Credo sia il momento giusto questo, a 23 anni, di provare a realizzare questo mio piccolo sogno perché se iniziassi a lavorare come infermiera ora, probabilmente non potrei permettermi di fare uno stage in pasticceria. Non disdegno affatto il lavoro in ospedale, è un mestiere bellissimo ci mancherebbe, ma voglio approfondire questa inclinazione, poi magari in futuro potrei anche diventare una professionista, chissà, mai dire mai.
Intanto grazie a questa vittoria, avrai la possibilità di pubblicare un tuo libro di ricette. Puoi darci qualche piccola anticipazione?
Il libro uscirà il 15 gennaio e si intitolerà “Dolci nati da un sogno”. Sarà un libro molto particolare, diviso in diverse sezioni che mi rappresentano in pieno. Dentro ho cercato di metterci un po’ di tutto: le mie radici, gli ingredienti tipici della mia zona, ma anche rielaborazioni dei classici della pasticceria e poi torte particolari che saranno dedicate ad ogni persona a me cara. L’idea era un connubio tra innovazione e tradizione che fosse però alla portata di tutti.
Fra poco è Natale. Ci regali la ricetta di un dolce speciale per festeggiare questa occasione?
Visto che a Natale sulle nostre tavole abbondano pandori, panettoni, torroni e frutta secca e nulla va sprecato, si potrebbe fare una mousse al torrone accompagnata da del pandoro o del panettone spolverizzato di zucchero a velo e tostato in forno. La mousse si prepara sciogliendo a bagnomaria il torrone con un po’ di panna; una volta sciolto il composto con il frullatore ad immersione si sminuzzano le nocciole o le mandorle all’interno del torrone e poi si incorpora della panna montata e della gelatina per dargli la consistenza di una mousse. È un dolce “di riciclo” ma molto goloso che mette d’accordo un po’ tutti e poi lo si può preparare in compagnia, magari coi bimbi. Perchè le feste, più che mai, sono quei momenti dell’anno che bisogna passare rigorosamente insieme
E con questa ricetta dolcissima salutiamo Roberta Liso e ringraziamo lei e l’ufficio stampa di Real Time per la disponibilità a realizzare questa intervista.