Non tarda ad arrivare il pensiero di Aldo Grasso sulla prima serata di Sanremo 2016 (su cui abbiamo detto anche la nostra): il critico televisivo più temuto d’Italia, col suo consueto stile tagliente, ha definito la 66ma edizione del Festival un karaoke storico, lontano dal nuovo. Non risparmiando poi qualche stoccata, specie al bersaglio principale: il valletto Gabriel Garko.
Sulle pagine del Corriere della Sera, Grasso parla di un Sanremo senza guizzi, che ospita a peso d’oro Elton John, ma nessuna parola da questo sulle unioni civili. Si sottolinea poi l’approccio del conduttore: “Conti è l’alter ego del direttore Gianka Leone (moriremo democristiani?), è l’autocrate rassicurante, da pacca sulle spalle (chi più spalla di lui?), the quiet man, l’acqua cheta di cui conviene essere amici“.
E dopo una Madalina Ghenea da cui non era possibile aspettarsi di più (al contrario della Raffaele/Ferilli), Grasso riserva le sue frecce più avvelenate per Gabriel Garko, vero e proprio bersaglio della rete durante la diretta: “C’è anche il valletto Garko, figlio dell’immaginario queer inventato da Tarallo & Losito per le fiction Mediaset. Presenta peggio di come recita. Le trovate di scrittura non abbondano, si pensa più a smussare che a pungolare“.
Nella chiosa finale, Grasso analizza poi Sanremo come fenomeno sociale: “Che finge di essere un festival della canzone ma, in realtà, è l’ultimo rito collettivo che ci è rimasto“.