“Allora, stasera cena e poi gelato con gli amichetti?“, “No mamma, stasera no“, “Perché no?“, “Mamma c’è Giochi Senza Frontiere questa sera“. Questo poteva essere il dialogo che si consumava in molte famiglie italiane nelle estati a cavallo tra la fine degli anni Ottanta e Novanta nei pomeriggi che precedevano la messa in onda di Giochi Senza Frontiere, uno dei varietà più amati dai nuclei famigliari del Bel Paese e non solo.
Il programma, andato in onda dal 1965 al 1999 con una sospensione delle trasmissioni di alcuni anni durante gli anni Ottanta, non nacque come un semplice varietà, ma come un vero e proprio tentativo di integrazione tra i popoli europei a pochi anni di distanza dalla ratifica del trattato di Roma che sancì l’istituzione della Comunità Economica Europea. Fu un personaggio autorevole come Charles De Gaulle (presidente francese e uno dei padri dell’Europa unita) a lanciare lo spunto per la creazione di giochi che avvicinassero i giovani francesi e tedeschi. L’idea piacque talmente tanto che nel giro di due anni erano già sei le nazioni in “lotta” per la conquista del trofeo di Giochi Senza Frontiere.
http://www.youtube.com/watch?v=yoJ3Tm3KPv4
Il format prevedeva la partecipazione di una cittadina (o di una città) che difendesse i colori della propria nazione, in una sorta di Olimpiade caratterizzata da prove particolari e divertenti, spesso legate ad un tema portante o alla storia del paese che ospitava la puntata. Memorabili, per gli appassionati italiani, sono state le edizioni interamente svolte a Stupinigi (1996) e a Trento (1998).I più vecchietti si ricorderanno sicuramente Enzo Tortora come presentatore e l’accoppiata Pancaldi-Olivieri come irreprensibili giudici, mentre la generazione dei trenta-quarantenni sarà più affezionata al mitico Ettore Andenna e a Denis che con il suo “Attention! Prets, fiuuuu” dava il la a tutti i giochi.
Dal 1999 in poi sono state numerose le petizioni per far riprendere i Giochi e diversi sono stati i tentativi per rilanciare il format, tutti naufragati per mancanza di fondi o per il non raggiungimento degli accordi tra le emittenti che avrebbero dovuto trasmettere il programma, ma la speranza è l’ultima a morire per rivedere i ragazzi delle diverse città sfidarsi sul campo di battaglia dei Giochi.