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Vasco Rossi si racconta, affrontando in particolare alcune controversie sui suoi testi e sul rapporto con la droga: “Non tutti coglievano che le mie canzoni sono sempre state provocatorie e ironiche: scrivevo ‘vado al massimo’ nel periodo più brutto della mia vita”.

Racconta Vasco, spiegando come De Gregori e De André l’abbiano supportato nei momenti più neri.

De André: lui era il mio mito assoluto e invece mi ha sempre trattato come uno alla pari. Per me questo era sconvolgente. Ricordo che quando l’ho conosciuto mi sono inginocchiato; lui ha rimesso subito le cose a posto, dicendo: “Ma che c… fai?”’.

Vasco è sempre stato in grado di comunicare con ogni generazioni, fino ad oggi:

La disperazione la sento proprio nell’aria, viviamo in un periodo teso in cui le paure sono risvegliate da politici senza scrupoliNon sopporto questa strumentalizzazione, con gli anni sempre meno. Chi mi fa più schifo è chi specula su questo per fare degli affari politici. Stanno creando una guerra tra poveri, ma non si può pensare che noi siamo nati in paradiso e se loro sono nati all’inferno la cosa non ci riguarda. Oltre al fatto che vengono dette cose non vere, siamo influenzati dai mezzi di comunicazione di massa che fanno una lettura non reale della situazione”.

Poi racconta il pregiudizio subito nel corso degli anni, in particolare nei primi tempi quando ancora Vasco non era il mito che è oggi per molti:

Ho vissuto sulla mia pelle la sensazione di venire escluso e ne ho sofferto moltissimo. Ero un montanaro, venivo da Zocca… Mi dicevano che ero un drogato. Non lo sono mai stato. Mi definisco un tossico indipendente. Le sostanze le ho provate tutte, perché volevo farlo. Tranne l’eroina. E chi dice che sono tutte uguali è un criminale. La marijuana ha anche effetti terapeutici… infatti ne faccio un uso medico”.

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