La Roma antica, nell’avanti Cristo, era politeista: i romani veneravano diversi dei che li rappresentavano e vegliavano su di loro. La dea per eccellenza da loro venerata era Venere, la dea dell’Amore, della Bellezza, della Fertilità.
Secondo la leggenda Venere avrebbe amato nella sua vita molti dei e uomini mortali, uno tra i quali fu Anchise, dal cui rapporto nacque Enea, capostipite della fondazione di Roma: questo spigherebbe l’importanza che la dea assumeva per i romani. Da una delle sue relazioni nacque anche Eros, il dio dell’Amore, che sempre collaborò con la madre.
Si narrano diverse ipotesi sulla nascita della dea più bella di tutte. C’è chi narra sia nata da una conchiglia fuoriuscita dal mare o c’è chi sostiene che essa nacque dal seme di Urano, dio del cielo, quando i suoi genitali caddero in mare dalla castrazione subita dal figlio Crono, per vendicare Gea, sua madre e sposa di Urano.
Il fascino di Venere,corrispondente alla dea greca Afrodite, è stato ritratto nell’interezza della sua bellezza nell’atto della nascita da diversi pittori che a colpi di pennello la hanno inquadrata ritraendola secondo i canoni di bellezza del loro tempo, con lunghi capelli biondi e spesso nuda, forse per esaltarne la beltà.
Il quadro che tra tutti ritrae la dea nella sua nudità a mare, con il suo corpo formoso e con questi lunghi capelli biondi è stato Apelle, pittore greco antico che dipinse nel V secolo a.C. la Venere Anadiomene (cioè nascente dalle onde del mare).
Botticelli nel 1400 dipinge la Nascita di Venere. La dea è innalzata su una grande conchiglia sul mare increspato che la sostiene ed ha i lunghi capelli biondi con i quali si copre le parti intime del suo corpo nudo. Sospinta e riscaldata dal soffio di Zefiro, il vento fecondatore posto sul suo lato e accompagnato da una figura femminile e con cui simboleggia la fisicità dell’atto d’amore, che muove Venere col vento della passione. Sulla riva accanto alla dea, c’è una fanciulla, una delle Ore che presiede al mutare delle stagioni, in particolare è la Primavera, che porge alla dea un magnifico manto rosa ricamato di fiori per proteggerla. In questo dipinto la Venere appare sensuale e altezzosa, dimostrato dal suo sguardo distante.
Venere e Amore spiati da un satiro,risalente al XVI secolo, appartiene alla mano di Correggio. Il pittore ritrae Venere e il figlio, incarnazioni dell’erotismo, che si sono assopiti totalmente nudi e coperti da un drappo azzurro ma un satiro silentemente li scopre. In questo dipinto Venere è ritratta nel suo essere seducente, accentuato dalla posizione del suo corpo arcuato, in una posizione quasi a dimostrare di essere consapevole della sua bellezza, sottolineata dalla luce che riflette su di lei.
Velasquez, pittore spagnolo, intorno al 1600, ritrasse Venere in un dipinto a olio su tela: si tratta della Venere e Cupido. Lo spagnolo rappresenta Venere stesa su un letto mentre Cupido, riconoscibile per la faretra e le ali, le regge uno specchio.
L’intera rappresentazione è una celebrazione della bellezza femminile ideale. La dea è nuda, ritratta di schiena per non offendere il pudore degli inquisitori spagnoli, ma il suo volto è visibile tramite il riflesso dello specchio tenuto da Cupido. Si ha la sensazione che la luce provenga dalle spalle di Venere, tale da riflettere la luce sulle curve del suo corpo nudo.