Nell’era di Netflix, Verdone parla dell’importanza delle sale cinematografiche e della magia del mondo del Cinema al di fuori delle serie tv e del divano di casa.
“Mi sembra un miracolo e un privilegio aver trascorso 42 anni di carriera nel mondo del cinema. Soprattutto oggi che si consuma tutto con grande rapidità. Oggi, per un attore, è difficile entrare nel cuore delle persone, il pubblico degli anni ’80 e ’90 non c’è più. I giovani usufruiscono dei film in modo diverso, con gli smartphone, ma io spero che la sala non muoia mai, con la sua aggregazione”.
Verdone parla a Pistoia, in occasione di un festival, dichiarando così il suo amore per la sala e l’importanza di preservarla.
“Ognuno se lo guarda come vuole – ha spiegato -, ma il cinema, con il suo racconto, ha ancora più anima delle serie tv. Nelle serie girano 15 minuti al giorno e c’è molta post-produzione. Molte serie sono scritte benissimo, ma il cinema d’autore è un’altra cosa”.
Poi qualche parole sulla sua carriera:
“Ho cominciato con Sergio Leone e mi hanno insegnato cosa vuol dire sceneggiare un film”.
“Io non cambierei niente della mia carriera, anche se il giudice supremo è sempre il pubblico. Ogni film mi è servito per affrontare quello dopo con maggiore concentrazione e coraggio. Serve prendere un gradino male, serve per prendere salita nella maniera migliore. Io non mi ritengo grande autore, scrivo commedie, ma ho sempre lavorato con serietà”.
Successivamente Verdone ha affrontato un tema a lui caro, quello della commedia:
“Sorrentino? Mi ha chiesto di fare quel ruolo lì ne La Grande Bellezza e mi chiese di mettere un po’ della mia anima. Quindi ben venga una proposta non comica, magari un film drammatico ma deve essere consistente e venire incontro alle mie corde. I miei film comici hanno tanta malinconia”.