La vita e la morte, la meraviglia, la solitudine, le guerre storiche e quelle quotidiane: c’è tutto negli scatti presentati alla mostra della 57’esima edizione del World Press Photo 2014, che sarà esposta al museo di Trastevere di Roma dal 2 al 23 maggio. Si tratta di uno dei concorsi di fotogiornalismo più importanti del mondo: quest’anno ha premiato 53 fotografi di 25 diverse nazionalità, tra cui tre italiani.
Le immagini esposte sono gli scatti più rappresentativi che quest’anno hanno raccontato gli avvenimenti del nostro tempo sui giornali di tutto il mondo. Sono storie di meraviglia e di dolore, di uomini lontani che scopriamo invece vicini a noi, uguali a noi. Così, l’obiettivo diventa un ponte verso realtà invisibili ai nostri occhi: eppure ci sono, accadono.
Accade che sulla spiaggia di Gibuti, alcuni migranti africani alzino dei telefoni al cielo- piccole luci nel buio della notte- per cercare di captare la rete della Somalia. E’ un messaggio verso casa, una linea sottile verso ciò che hanno lasciato indietro. E in quel momento non sono più migranti, clandestini, fuggitivi, solo uomini. A cogliere l’attimo è stato l’americano John Stanmeyer, vincitore del premio.
Lontano da lì, a Sofia, una scuola abbandonata è diventata un rifugio per i profughi siriani: lo scatto di Alessandro Penso, che ha vinto il primo premio nella categoria ‘General news singles”, non racconta il dolore ma la forza di un umanità che li sta improvvisando un futuro, una vita, una speranza.
In Tunisia invece l’oggetto dello sguardo attento di Bruno de Amicis è una volpe fennec in catene, tenuta in cattività da una famiglia. Qui, dopo la primavera araba l’assenza totale di politiche ambientali ha aperto la strada al traffico illegale di animali esotici, catturati e rivenduti in Europa o in Asia. Nel frattempo lo scatto di Gianluca Panella ci mostra la città di Gaza immersa nell’oscurità: i tagli alle forniture di gasolio da parte dell’Egitto hanno fermato la centrale elettrica.
Le foto esposte sono state scelte da una giuria internazionale indipendente che ha valutato più di novantottomila immagini, provenienti da 5.754 reporter di 132 paesi. Ma le cifre non bastano a spiegare il valore e l’intensità dei lavori esposti: dietro c’è la capacità di cogliere anche ciò che va al di fuori dell’inquadratura, di diventare testimonianza. Di non essere solo cronaca ma storia reale che prima di diventare notizia è passata sulla pelle degli uomini che l’hanno vissuta, degli occhi che l’hanno guardata. Ed è così che queste queste immagini restituiscono all’informazione il senso di qualcosa che spesso ci sfugge, l’umanità.